Noi spesso sogniamo Superman, o la fata o il mago con la bacchetta magica, che ci risolva i problemi in un attimo, li cancelli via come se resettassimo un computer.
Ma i tempi della vita sono diversi, e Gesù lo sa. Il vangelo di Luca si chiude con il Gesù risorto che richiama le profezie sulla sua morte e risurrezione: come a dire che, nonostante lo sconvolgimento che i discepoli avevano vissuto, era tutto già in qualche modo previsto da Dio. Da lì lo sguardo si apre al futuro, all’annuncio della conversione e del perdono dei peccati per tutti gli esseri umani, un annuncio che deve essere portato nel mondo dai discepoli. Dal passato al futuro, per chiunque. È tutto molto logico, lucido, chiaro. Ogni nodo è stato risolto, si può partire.
E invece no. Il Risorto, che ormai ha vinto la morte e sciolto ogni dubbio e resistenza, che promette sulla sua comunità il dono dello Spirito Santo che il Padre ha garantito… invita ad aspettare. A restare in città. A non andare ancora. Invita alla pazienza, ad attendere che le novità vissute negli ultimi giorni siano assimilate, fatte proprie, che lo Spirito possa con calma trasformare da dentro gli apostoli.
Nel nostro cammino umano e spirituale, soprattutto oggi rischiamo di dimenticarci che certi processi hanno bisogno di tempo, di lievitazione. Gesù non lo dimentica, e ce lo ricorda. Tutto è pronto, tutto è risolto, ma c’è anche bisogno di aspettare che tutto sia maturo al punto giusto.
Ascensione, anno C ⇒Leggi il vangelo secondo Luca 24,46-53