Molto spesso la tradizione religiosa cristiana, e soprattutto cattolica, si è concentrata sui precetti, sui comandamenti, sulle cose da fare per essere veri cristiani.
Al punto che quando i cristiani studiano le altre religioni, viene loro naturale andare a cercare quali sono i precetti di quegli altri, come se una religione si concentrasse soprattutto sulle cose da fare o non fare... Nell'ultima cena, proprio mentre sembra fondare anche il discorso sulla Trinità, anche Gesù parla di comandamenti, ma in un modo che potremmo non immaginarci. Osservare i comandamenti, infatti, sembra essere la conseguenza dell'amore. Pare che Gesù concentri tutto il discorso religioso sull'amore: quello che lega Gesù al Padre, i due allo Spirito, i discepoli a Gesù, i discepoli tra di loro.
Ma in effetti, se ci pensiamo... Immaginiamo una coppia di genitori che viene trattenuta al lavoro mentre non ha nessuno a casa a badare al loro bambino. Immaginiamo che arrivando a casa trovino il figlio che ha provato a preparare la cena per i genitori che arrivano tardi, bruciando il cibo e rovinando le pentole. Chi rimprovererebbe il figlio, e non apprezzerebbe invece il tentativo di venir loro incontro, sia pure complicando loro la vita e dando, in effetti, più lavoro? Il tentativo di aiutare, sia pure fallimentare, vale più di tutto il resto.
Sembra che anche il Padre di Gesù e il loro Spirito ragionino allo stesso modo: se c'è l'amore, tutto il resto viene di conseguenza, ed è secondario. E lo Spirito che invochiamo, non ci insegna verità nascoste o leggi recondite: ci insegna ad amare.
Domenica di Pentecoste C ⇒Leggi il vangelo secondo Giovanni 14,15-16.23-26