Il vangelo di questa domenica ci mette davanti a un uomo e una donna anziani, che hanno atteso per tutta la vita “la consolazione d’Israele”. Forse non sempre un incontro lo si vive come onsolazione.
A volte le speranze di riscatto, di liberazione, di vita piena assumono il volto della vendetta, della rivalsa, e questo valeva anche per le attese del messia. Qui invece tutto si volge in una direzione diversa, di tenerezza e conforto. Che sia per questo che queste attese vengono soddisfatte? Ma un altro aspetto non può non colpirci. Simeone e Anna hanno davanti… un neonato, per il quale i genitori fanno ciò che era prescritto dalla legge, quindi assolutamente banale. Non c’è nulla di straordinario, in questa scena, se non la reazione dei due anziani. Anziani, cioè persone che molto hanno visto e giudicato, e che facilmente potrebbero sentirsi superiori a tutto, tutto giudicare con saccenza.
Eppure l’incontro con “la consolazione”, con Dio, si dà nella normalità, nella semplicità, come nella serenità di un bambino che sa che il padre ha promesso che sarebbe stato consolato, e quindi lo sarà. Non sa quando, non sa come, ma sa che quella parola sarà rispettata («Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli»: Mt 18,3).
Anche da anziani, con il cuore di bambini, aperti al nuovo, fiduciosi in una promessa, pronti a vedere ciò che potrebbe sembrare solo banale.
Forse, per l’anno nuovo, il miglior augurio che possiamo farci è di acquisire questo sguardo…
Domenica della Sacra Famiglia ⇒Leggi il Vangelo secondo Luca, 2,22-40