Quando dobbiamo passare su una tavola che potrebbe cedere, tenerci a un sostegno fragile, affidarci a una diavoleria tecnologica che non siamo sicuri che ci supporti, proviamo a saggiarli prima.
A vedere se, appoggiandoci sempre un po’ più forte, mentre ci teniamo ad altro, non diano segni di cedimento.
È giusto e sano trattare così le cose.
Può succederci tuttavia di fare lo stesso con le persone: metterle alla prova, guardare se sanno reagire come vorremmo sotto stress, e poi giudicarle. Ma in realtà sappiamo che con le persone questo non funziona: perché le situazioni non sono tutte uguali, perché ognuno reagisce in modi diversi in tempi diversi... e perché ciò che cerchiamo, che ci fa vivere bene, che ci fa tirare fuori il meglio di noi, è sentire la fiducia altrui. La fiducia dell’adulto, che sa che potrebbe anche essere tradito ma che decide di fidarsi di quella persona specifica, perché è la relazione in cui scopriamo il meglio dell’umanità.
È inevitabile la tentazione di applicare lo stesso tipo di verifica a Dio. Anzi, il vangelo di Luca ci dice che la stessa tentazione è stata vissuta addirittura da Gesù. “Ma sarà davvero affidabile questo Padre? Vediamo che cosa succede se...”.
È una tentazione, non è un peccato. Sarebbe peccato cedervi, ma non perché Dio si offenderebbe. Piuttosto, perché rinunceremmo a tirare fuori da Dio, e da noi, il meglio. Perché Dio non si propone come nostro risolutore di problemi, ma come compagno di un’intera vita e oltre, al nostro fianco e sopra di noi, ma sempre in una relazione libera, profonda e basata sulla fiducia.
I Domenica di Quaresima ⇒C Leggi il Vangelo secondo Luca 4,1-13