Ecco. Sono qui in silenzio davanti a Te. Ma c'è rumore. È creato dal vortice dei pensieri che non smettono di pulsare nella mia testa. Penso alla mattinata trascorsa e alle ore che ancora devono passare.
Alle persone incontrate, alle parole dette e a quelle non dette. Alle cose da fare domani ed è un continuo turbinio.
Allora ti guardo. Mi fermo, respiro. La mente si distende, il battito rallenta.
Non so cosa dirti, ma so che tu sai.
So che conosci le ferite superficiali e quelle profonde che schiacciano le pieghe della mia anima. So che le hai già guarite e questo allevia il mio dolore.
Conosci i miei peccati: quelli piccoli nati dalla noia, dalla stupidità o per vigliaccheria e anche quelli difficili da smaltire. Quelli che più volte fanno ritrovare come al limite di un burrone. Ma sai anche quelli che mi hanno fatta scivolare, cadere, rompere in mille pezzi che hai pazientemente ricostruito grazie al perdono.
Ora posso guardarli non come pesi che schiacciano, ma come trampolini di lancio per ripartire, per fare meglio, per ricominciare.
Conosci le mie paure, quelle che mi tolgono il respiro, mi impediscono di reagire, mi bloccano. Ma so che tu, Signore, mi precedi sempre e sei lì pronto a mandarmi avanti e a infondermi coraggio.
Sai anche quali sono le mie qualità, i miei talenti e troverai il modo affinché io continui a donarli e a metterli a servizio del Bene.
Mi darai anche la costanza di proseguire per inseguire ciò che ancora mi manca.
Non ho bisogno di raccontarti quali sono i miei desideri, li conosci meglio di me e mi fai vivere affinché io possa realizzarli.
Non è necessario che io ti affidi le persone care, le tieni già tutte nel tuo abbraccio.
Conosci ogni singolo gesto di amicizia, vicinanza, compassione che chi mi ama mi ha offerto e quelli offerti da me. Sei in grado di scorgere anche i gesti meno evidenti, meno scontati, ma che ci rendono vivi.
Signore non ho molto da dirti.
Non esiste condizione che tu non possa guarire, peccato che tu non possa perdonare, paura che tu non possa vincere, divario che tu non possa colmare, talento che tu non possa far fiorire, desiderio che non si possa realizzare, gesto che tu non possa comprendere...
E allora, nel silenzio della preghiera, l'unica cosa che riesco a fare è chiedere: “In che cosa fatico ancora a convertirmi?”.