Nel libro dell'Esodo (ma anche altrove, ad esempio per il profeta Ezechiele) la presenza di Dio si manifesta in una o più nubi. Qualcosa che potrebbe essere interpretato anche come fenomeno naturale.
Ma che intanto si vede, si percepisce, è reale. Non può che suscitare impressione e timore una nube che si presenta improvvisamente, all'interno di una scena già abbastanza straordinaria, nella quale agli spettatori è parso di riconoscere Mosè ed Elia. Se poi da questa nube esce una voce, il sospetto di trovarsi davanti a un'apparizione divina, per chi si è nutrito di letture dell'Antico Testamento, può venire.
A tre discepoli di Gesù capita di trovarsi di fronte a quello che avevano visto solo i loro antichissimi antenati, e che tanti altri, dopo di loro, si erano limitati a sospirare.
Eppure...
Eppure il Dio dei padri, che si presenta in una nube e parla direttamente a loro come a Mosè, resta sullo sfondo, è un particolare importante ma secondario. Il centro della scena è occupato da Gesù, che è comunque un uomo, una persona di cui (come abbiamo sentito domenica scorsa) qualcuno può dire di conoscere i fratelli e i genitori, uno come noi, nella storia.
Il Dio celeste, onnipotente, eterno... appare per dire di guardare a un uomo, e di ascoltare lui. Anche oggi, forse, ci direbbe di ripartire dalla nostra storia, dalle persone che abbiamo intorno, dalle situazioni in cui viviamo, se vogliamo incontrarlo.
II Domenica di Quaresima C ⇒Leggi il Vangelo secondo Luca 9,28b-36