Desiderare è un verbo profondamente connesso con l’essere umano. Il desiderio infatti presuppone libertà di scelta che avvia alla virtù o alla schiavitù perché un desiderio può essere fuori di ogni controllo.
E quindi trasformarsi in un padrone suadente e spietato. Seicento anni fa padre Médaille scriveva: «Desiderate poche cose in questo mondo e quando desiderate desideratelo pochissimo» (Massima X, 2). Nelle sue parole ritroviamo un’antichissima saggezza: desiderare sobriamente è un allenamento a scoprire la precarietà di ciò che può sembrare essenziale per la felicità.
Imparare a gustare i doni che quotidianamente la vita ci offre diviene la fonte a cui attingere l’acqua limpida della felicità.
Ma è possibile un ulteriore passo per raggiungere una grazia così grande da riempire cuore e mente. Ciò avviene quando la sobrietà sposta l’oggetto del desiderare sul vivere in compagnia di Dio, senza mai staccare i piedi da terra. Si entra così nell’anticamera di paradiso.