Avevo circa quattro anni. Mi trovavo con mia madre in un campo vicino alla nostra casa, a Elva, Val Maira, una delle borgate più isolate. Volevo aiutare la mamma a raccogliere il fieno prima della pioggia in arrivo.
Correvo al mucchio di fieno, allargavo le braccia più che potevo per afferrarne un po’ e portarlo sul telo e riempirlo. Ero orgogliosa di me stessa. Mi sentivo grande. Però, ciò che più mi spingeva era il grande affetto per la mamma, insieme alla paura di qualche incidente, come da poco era successo al papà.
Ma la mamma, in uno stretto abbraccio, mi dice: «Ascolta!».
Era la voce - trasmessa da un altoparlante del tempo - di papa Giovanni XXIII, appena eletto, che salutava la folla presente in Piazza san Pietro a Roma. «Voi, mamme e papà che ora siete qui, quando raggiungerete le vostre case, date una carezza ai vostri bambini e dite loro: questa è la carezza del Papa».
Ascoltando questo messaggio, mia madre fu quasi trasformata. Il suo volto, solcato dalla fatica e dal sudore si distese in un dolcissimo sorriso, come davanti ad una visione. Era bellissima! Ciò che vidi e ciò che udii, rimase impresso nella mia mente e nel mio cuore. Un segno da non poter dimenticare né cancellare.
Penso che ogni Papa abbia la sua “carezza”.
Vigorosa e carica di simpatia, quella di Giovanni Paolo II.
Tenera, accogliente, generatrice di speranza quella di papa Francesco.
E quella di Papa Leone XIV? Planetaria, pacifica e pacificante? Così riesco a percepirla attualmente.
Tuttavia, queste “carezze” in realtà sono quelle di Dio, padre e madre, per l’umanità di ieri e di oggi. Sia donato a tutti e a ognuno di lasciarsi accarezzare dal cuore di Dio che è Misericordia. In ogni angolo del mondo si riduca la violenza e si dilati la misericordia.