È arrivato un messaggio sconvolgente. Una cara collega, è mancata: incidente stradale. Ho riletto quella comunicazione più e più volte. Non potevo crederci. Certe notizie ti lasciano muta, senza respiro.
Immediatamente, l'unico desiderio sarebbe quello di provare a "scavalcare" la soglia di un assurdo, così spietatamente reale come è la morte, e cancellare tutto.
Eppure non possiamo.
Mi fermo e "riavvolgo il nastro" della vita. Ripenso a qualche mese fa.
Al collegio docenti d’inizio anno, che si è svolto tramite piattaforma online, non ho partecipato per motivi di salute. Nadia mi ha cercata nei "quadretti" dello schermo del PC, ma non vedendo il mio volto mi ha raggiunta con uno scritto. Ho colto la bontà del suo cuore e l’interesse al mio momento di fatica. Mi ritorna vivo l’eco del suo “Come stai?”…
Nadia, ora immagino che tu mi guardi dallo "schermo gigante" del cielo. E al tuo "Come stai?", rispondo “Sono triste!”. Sono triste perché la vita, a volte, sembra davvero terribilmente ingiusta.
Sono triste, ma sono anche profondamente riconoscente.
Sono serena e grata per le persone belle e care come te, che sono state partecipi della mia vita, in modo semplice e discreto. Persone che hanno serbato un posto per me, nello "schermo" del loro cuore e nei "quadratini" dei loro pensieri. E io, ugualmente, lo mantengo per loro.
«Non si perdono mai coloro che amiamo, perché possiamo amarli in Colui che non si può perdere» (sant'Agostino).