Che cosa è il Natale? La glorificazione dell’umano. Un Dio che si fa uomo, per condividere con ognuno di noi la vita, reale e concreta, con le sue prove. Nasce povero, accolto da poveri.
Partecipe dei dolori degli uomini suoi contemporanei, che affronta la croce consapevole della propria sofferenza. Il percorso di ogni vita pone interrogativi, richiede impegno, prove che non sempre riusciamo a superare. È un cammino individuale, con un susseguirsi di situazioni non cronologicamente programmate per ognuno di noi.
Ha pianto il Papa lasciandoci senza parole, commossi, addolorati. Il pensiero è a questi mesi di folle guerra: quanto dolore e quanti discorsi. In Francesco ho colto l’uomo, indifeso e provato dall’attualità, nonostante la sua forza si elevi sempre come richiamo su che cosa è bene e su che cosa è male. Umanamente impotente.
Sappiamo poco dei bambini, delle donne, dei vecchi, dei malati, dei giovani impauriti che partono senza sapere se faranno ritorno o restano senza sapere se sopravvivranno. Per loro nessuno dei potenti della terra ha versato una lacrima. Lo ha fatto il Papa, in pubblico, senza vergogna, senza ostentazione, uomo profondamente toccato da come va il mondo. Chissà forse gli è già successo altre volte, magari non in pubblico.
Pianse anche Gesù, ha pianto il Papa a Roma. E le sue lacrime hanno colpito credenti e non credenti. Ci ha insegnato che non sempre le parole sono indispensabili. Ci ha insegnato il valore del sentimento di condivisione e la sofferenza del patire con. Ci ha suggerito di accettare la nostra umanità, proprio a Natale.