Una giovane ricercatrice, intervistata alla radio, parla di farfalle. Ne descrive una appena “scoperta” nelle foreste della Calabria. Spiega che nel gruppo di lavoro hanno deciso di chiamarla “diplodoma Giulioregeni”.
È il nome di un loro collega ucciso qualche anno fa. Così rimane nel ricordo in un’altra forma di vita! La “diplodoma Giulioregeni” sarà la memoria del giovane ricercatore friulano ucciso brutalmente al Cairo nel 2016, probabilmente a causa delle sue ricerche sul mondo del sindacalismo egiziano. I giornali nel dare la notizia hanno titolato “Giulio Regeni è ancora tra di noi. Adesso anche sotto forma di farfalla, simbolo di trasformazione e rinascita”.
I ricercatori del Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, che si occupa di biodiversità delle farfalle e delle falene in ambiente forestale, l’ha scoperta nei boschi della provincia di Cosenza. Si ipotizza che la sua larva si nutra di muschi, licheni e foglie appassite.
«L’identificazione di nuove specie - spiegano i ricercatori - contribuisce a migliorare la comprensione delle reti ecologiche e delle interazioni tra specie in habitat forestali, supportando una gestione delle foreste più informata e la conservazione degli ecosistemi locali».
Perché è importante?
Perché da un grande dolore, una morte cruenta, nasce una vita, nuova. Una scoperta in questo senso è importante per la terra dove è stata trovata. Per lo studio che ne conseguirà. È vero saranno gli addetti al lavoro a sentirne parlare di più, ma intano è una vita che prosegue. È un ricordo che torna.