Un incidente in autostrada. Due coniugi su una motocicletta. Lui muore, forse per un malore improvviso. La moglie Corinna viene ricoverata, con molteplici fratture. Una giornalista la intervista.
Corinna parla degli angeli che si sono aggirati sul luogo dell’incidente. Sì, li definisce proprio così. «Si è innescata una incredibile solidarietà, sembravamo circondati da angeli»: due tir e un’auto della finanza di traverso per evitare che qualche altro mezzo li investisse, una volontaria della Croce Rossa, che passava in auto, chiamata “buona samaritana”. Corinna commenta: «Non mi stupirei se fosse stato lui, già in cielo, a tessere la regia di tutto quello che è successo dopo il suo malore in autostrada, per proteggermi».
Sembra riuscire a incanalare il forte dolore per la perdita, appellandosi al bene che li ha uniti in una vita. Il racconto del loro incontro quando lei aveva diciotto anni appena e lui si è imbucato alla sua festa di compleanno. Parla di quanto hanno condiviso, interessi, attività, sport. I tre figli ormai adulti sono uno in America, uno a Londra e uno a Milano.
Quello che dovrebbe essere il vissuto di qualsiasi vicenda umana diventa straordinario di fronte al non inveire contro la fatalità, ma ad apprezzare quanto la vita ha dato, ha permesso, ha fatto trovare.
Lui aveva 65 anni, benestanti, con tanti interessi. La famiglia era la sua certezza. Alla domanda che cosa le rimanga del marito, Corinna dice: «Per tutto quello che abbiamo vissuto insieme, io con un amore profondo che in quarant’anni non si è mai stancato, lo ringrazio».