Ci sono compleanni ai quali si ha davvero voglia di partecipare, per spegnere candeline, tirare orecchie, gustare una torta. I settant’anni di Stella Mattutina rappresentano una di quelle occasioni lì.
Esserci stati, sabato 18 ottobre 2025 ha confermato che “a volte servono i riti”, come afferma il piccolo principe. A fine anni ‘70 era diventata famosa una canzone, “Figli delle stelle”. Ebbene, in quel cortile di via Mellana a San Rocco Castagnaretta (Cuneo), il centinaio di persone presenti, ciascuno a proprio modo, era lì perché “Figlio di Stella Mattutina”. Per quanto mi riguarda, la mente è corsa alla mia filiazione, quando a fine 1985 ho iniziato l’obiezione di coscienza al servizio militare, durata 20 mesi, ma anche a tutto quanto successo dopo. Perché si è figli di Stella Mattutina a vita…
Dopo la presentazione in cortile, è stato toccante provare a fare memoria di chi sicuramente sarebbe stato in nostra compagnia, ma che non è più tra noi fisicamente. Lo si è fatto senza elencare, ma provando a recuperarne i volti nel tragitto verso la celebrazione Eucaristica. A me sono comparse, nitide, le immagini di alcune suore (Lauretta, Mariangela, Prospera, Agnese, Laurenzia, Carolina), solo per citarne alcune, come anche della carissima Claudia, educatrice. E da don Attilio Giribaldi all’ex alunna Elisabetta De Giorgi.
Le ore del pomeriggio sono scivolate via veloci.
Tornando a casa in scooter le emozioni si accavallavano, ma un sentimento tra tutti mi piace condividere qui. Come nel Vangelo di Giovanni quando si dice “nessuno è andato perduto” a Stella Mattutina niente è andato perduto.
L’attuale Villaggio della carità è come la naturale continuazione del sogno di 70 anni fa. In cortile non c’erano politici o influencer, ma persone che hanno ravvivato persino i mattoni delle case, nei cambiamenti di destinazione d’uso. In molti casi le stesse che hanno partecipato alla festa e vivono tra quei muri. Muri che in passato ospitavano disabili, figli di famiglie in difficoltà e figli di professionisti. Tutti insieme in una integrazione che oggi sembra impossibile, ma che allora era carne e respiro.
Persino l’erba che sta crescendo sui terrazzi della vecchia “Casa Faro”, la costruzione centrale ceduta a privati negli anni ‘90, che alla prima sensazione può apparire degrado, è quasi motivo di ornamento. Un caseggiato “trasfigurato”, testimonianza della lungimiranza che ha avuto la Congregazione delle Suore di S. Giuseppe di Cuneo nel sacrificare una parte per salvare il tutto.
Allora forse è possibile fare sintesi in un solo sentimento, forte: quello di gratitudine. Gratitudine che nasce dal lavoro portato caparbiamente avanti dalla Comunità attuale di suore, insieme alle altre Comunità che abitano nel villaggio della carità di Stella Mattutina. Ma soprattutto gratitudine che muove a commozione manifestando i frutti dei percorsi misteriosi che maturano nell’affidamento a Colui che è Provvidente, che tutto sa e dispone.
Evviva!!!
