La visita pastorale di papa Francesco nella RDC: è stato un evento epocale. Un momento molto importante nella storia del popolo congolese, atteso da tutti e, in particolare, dai fedeli cattolici.
Francesco è passato tra la folla in papamobile al suono di canti, acclamazioni e danze di circa 700 coristi: è stato un momento di grande entusiasmo. Lui per primo ha esclamato «Esengo», in lingala «gioia». «Ho desiderato tanto questo momento, grazie per esserci», ha continuato sorridendo.
A Kinshasa, ha celebrato l’Eucaristica, con la partecipazione di oltre un milione di fedeli. Nell’omelia, incentrata sulla pace e sulla riconciliazione, papa Francesco ha coinvolto la nazione attraverso un forte messaggio sul tema: “Tutti riconciliati in Gesù Cristo”. Ha invitato a coltivare la pace e la riconciliazione nelle nostre relazioni interpersonali, con tre parole chiavi: il perdono, la comunità e la missione.
Ha citato le parole del Risorto «“Pace a voi”, saluto che è sceso nei cuori tristi dei discepoli. Mentre sentivano dentro di sé la morte, Gesù annuncia la vita. La sua pace è venuta nel momento più inatteso e insperato, quando per loro tutto sembrava finito, quando non c'era più un barlume di pace». Queste le parole che hanno fatto eco nella sofferenza della popolazione.
Le impressioni della gente, avute per la visita di papa Francesco, sono tante e varie, ma è prevalsa la gioia nei cuori di tutti. Incapaci di contenere l’emozione, alcuni si sono commossi. La presenza del Papa ha dato ai fedeli coraggio, fierezza, fede, fiducia in Dio e speranza per un domani migliore. Siamo rimasti colpiti dalla sua umiltà e semplicità. Nonostante l’età e lo stato di salute, ha voluto venire nel nostro paese, per darci forza, fiducia in Dio e sostegno.
La nostra Congregazione è stata ben rappresentata da tutte le comunità di Kinshasa, soprattutto nella celebrazione Eucaristica. Alcune sorelle sono state molto felici di vedere il Papa per la prima volta. Inoltre ci siamo unite nella preghiera a tutta la Congregazione, alle nostre sorelle che vivono in Italia. Il messaggio di pace e di riconciliazione di Francesco non riguarda solo la popolazione e i politici, ma anche le comunità religiose. Ci siamo sentite interpellate sul come viviamo la comunione, il perdono, la vita comunitaria e la missione: i pilastri della pace che Cristo ci dona. Il pericolo di “seguire lo spirito del mondo piuttosto che quello di Cristo” incombe anche in tutte noi, quindi facciamo nostro il messaggio.
Il Papa ha ascoltato con il cuore le sofferenze dei popoli, vittime del controllo armato. Si è mostrato compassionevole verso le loro pene e li ha confortati.
I giovani e i catechisti hanno ascoltato con gioia il messaggio a loro rivolto. Francesco ha risvegliato la coscienza di fronte alla loro responsabilità, presente e futura.
Anche a tutte le persone consacrate, presenti in modo massiccio, il Papa ha espresso l’appello a vivere autenticamente la loro scelta. Come? In sintesi: superando le tre sfide che distruggono il servizio apostolico. La tentazione della mediocrità spirituale, della vita mondana e superficiale. Ha insistito sulla cura della vita spirituale e della preghiera. «Siamo chiamati a servire il popolo e non a usare il popolo per soddisfare i nostri bisogni egoistici», ha concluso con tono grave.
Ora tocca a noi fare tesoro e vivere il ricco messaggio di papa Francesco!