Il tavolo, al centro della sala, è pronto per apparecchiare: i piatti e le posate appoggiati su un tagliere a forma di cuore, il bicchiere e la bottiglia sistemati lì accanto, perché c’è una cena da preparare.
I bambini ci accolgono in prossimità delle scale con la brocca di acqua in mano e ci dicono che la sala al piano superiore è già pronta. È iniziato così il nostro incontro delle famiglie “Chiamate alla comunione” di domenica, con dei segni che ci anticipavano il passo del Vangelo di Marco (14,12-16). Brano che ci ha guidato nella preghiera e che ci siamo fatti spiegare da papa Leone XIV, utilizzando la sua catechesi.
Preparare: il verbo che ha condotto la meditazione. I discepoli chiedono a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare?». Intuiscono che sta per avvenire qualcosa di importante, ma non ne conoscono i dettagli. E la risposta di Gesù rivela che tutto è già stato predisposto, in anticipo, perché l’amore non è frutto del caso, ma di una scelta consapevole.
Allora ci siamo chiesti come prepariamo il nostro incontro per eccellenza con Gesù: l’Eucaristia della domenica. Ci siamo scoperti tutti imperfetti, pieni di fatiche, di desideri che vorremmo realizzare, ma non riusciamo a metterli in pratica. Perché siamo umani, perché i nostri figli ci spiazzano e a volte mal volentieri ci seguono.
Ma, siamo anche stati accompagnati a scoprire che il nostro voler partecipare comunque alla celebrazione Eucaristica è una testimonianza di valore. Può lasciare un segno nei nostri figli, anche perché non si celebra soltanto sull’altare, ma anche nella quotidianità. Lì è possibile vivere ogni cosa, come offerta e rendimento di grazie.
Dove l’amore è stato preparato la vita può davvero fiorire!