Il giubileo che stiamo vivendo ci invita ad essere pellegrini, messaggeri e testimoni di speranza. A suor Renza Bono, missionaria in Argentina da circa cinquant'anni, il significato del suo “mandato”.
Precisamente: la missione che svolge a servizio della vita “minacciata”, a nome della Congregazione e della Chiesa.
«Svolgo la mia missione negli Hogares Madre Teresa da 37 anni. Accogliamo bambini e ragazzi dai 2 ai 18 anni, in tre case-famiglia (hogares), con situazioni familiari e sociali problematiche. Purtroppo sono frutto delle politiche economiche che creano povertà, esclusione, emarginazione. I bambini e gli anziani sono coloro che maggiormente subiscono la situazione.
Essere testimoni di speranza vuol dire varie cose.
- Avere uno sguardo capace di vedere più in là di quello che appare ai nostri occhi, per scoprire la presenza di Dio che agisce nella storia quotidiana.
- Avere un cuore compassionevole che abbraccia e non giudica.
- Fare memoria della storia vissuta, dove la mano di Dio si è fatta, e continua, a farsi sentire.
Si può portare avanti un servizio, nell’arco di lungo tempo, perché coloro che si impegnano, a diverso titolo, lo scelgono e lo vivono come una chiamata, una vocazione. Mettono in gioco se stessi per la crescita integrale dei bambini e dei ragazzi che accolgono. Non è raro che ragazzi, accolti da piccoli e poi cresciuti, scelgano di diventare loro stessi educatori o collaboratori. Hanno come obiettivo di donare un aiuto prezioso, come hanno ricevuto. Sono germi di vita che infondono speranza. È un continuare a stare dalla parte dei poveri, cercando di aprire nuove vie di solidarietà».