È possibile che sia eletto un immigrato, seppur di ceto sociale elevato, a sindaco di New York. È possibile fare campagna elettorale sui diritti, sulle differenze sociali, sulla giustizia e vincere.
Possiamo gioirne o qualcosa si nasconde sotto, dietro, di fianco, prima, dopo una campagna elettorale così diversa? È vero che l’Italia non è l’America, ma dall’America in questi ultimi tempi arrivano soltanto frasi sconclusionate, messaggi di tutt’altro tenore, cattiverie, respingimenti di immigrati, notizie di dazi che vanno e vengono, senza controllo. Ci lascia spaesati, sorpresi ed indignati ogni pensiero dell’attuale presidente USA.
E allora gioiamo per l’elezione a sindaco di New York di Zohran Mamdani, sconosciuto ai più fino a poco tempo fa, giovane e desideroso di cambiare l’assetto sociale della città, soprattutto con lo sguardo riservato ai più poveri, a chi non ha tanti soldi, a chi non è nato lì. Lui di origini indiane, nato in Uganda, la sua giovane moglie di origini siriane, musulmano, religione che a volte spaventa il nostro piccolo mondo che teme di perdere, confrontandosi con le diversità, storia, abitudini, ideali.
Contaminiamoci pure. E se dovrà, in quanto politico, trovare qualche compromesso non diamogli subito in testa. La luce che si è accesa in questi giorni e che ha dato fiducia prima di tutto ai suoi concittadini rischiari anche un po’ qui.
Un segno positivo anche per noi. Trovare un’altra rotta su cui incamminarsi e farsi trasportare da giovani come lui. Nutro troppe speranze? Per un po’ proviamoci ad inseguire una fiducia così!
