Aveva 31 anni. Quale speranza arrivando in Italia? Fino a quando ce lo ricorderemo? E che cosa faremo per evitare che succeda ancora? Non dobbiamo lasciar spegnere la nostra indignazione.
Andare oltre. Cercare oltre motivazioni e azioni per modificare questo andazzo. Ragazzi, giovani sparsi nelle campagne italiane a raccogliere frutta e verdura che arriva nei nostri mercati a poco prezzo. Come mai? Passa attraverso braccia di uomini e donne stranieri come Satnam Sighn, di 31 anni. È lui l’ultimo morto in una storia di immigrazione senza rispetto di regole e sorda a qualsiasi diritto. Proviamo vergogna come italiani e come esseri umani. Dobbiamo ficcarcelo in testa quello che diceva John Trudell, attivista, attore e cantautore statunitense, di origine nativa americana, deceduto nel 2015: «Il chiudere le vostre porte non ci chiuderà mai fuori, il chiudere le vostre porte può solo chiudervi dentro».
Che cosa vuol dire chiuderci dentro? Rassegnarci a vivere in una fortezza, con la paura di essere assaliti, invasi. E se invece riuscissimo a percepire questa novità come incontro, con curiosità. A volte le storie dei migranti di oggi hanno analogie con quelle dei nostri vecchi emigrati nelle Americhe. È liberante pensare che possiamo lasciare la porta aperta… Occorrono leggi, regole, umane e rispettose della vita, dell’esperienza di ognuno e impegno per cambiare rotta. Per sensibilizzare. Per non aver paura di incontrare un altro, diverso da noi per storia e per abitudini. Curiosi di conoscerlo e convinti di dovergli garantire quanto desideriamo per noi.