«Noi volontari dell’associazione di Ariaperta vogliamo ricordare suor Caterina Elsa per il tantissimo bene che ha diffuso nell’ambiente del carcere di Cuneo, così spesso privo di speranza.
Usiamo il nome di Caterina, non quello di Elsa, perchè era il nome di Battesimo con cui la chiamavano i detenuti. Ciascuno di noi incarna il ruolo di volontario del carcere nel modo avvertito come più congeniale. Suor Caterina aveva davvero uno stile tutto suo. Appassionato, a volte energico e a volte mansueto, sempre materno, incoraggiante, senza requie; a tratti incontenibile dalla stessa istituzione che non sapeva più come prenderla. Rimproverarla per gli eccessi di zelo al limite del regolamento era impossibile, perché ne comprendevano benissimo la passione e il fuoco d’amore che l'animavano. Le abbiamo voluto bene perché ci voleva bene, a tutti, uno per uno. Detenuti, agenti, operatori, magistrati, direttori, volontari, cappellani, tutti un’unica grande famiglia per lei.
Per i detenuti si ingegnava, con mezzi che potrebbero essere ritenuti ingenui, a preparare il foglietto settimanale, cioè “il saluto del sabato”. Allo scopo ritagliava foto dai giornali, incollava, scriveva, a tutti diffondeva speranza. “Come potremmo fare la galera senza di te, suor Caterina?”. Era la frase più consueta di chi la incontrava; suonava come una dichiarazione d’amore al suo servizio. Tutto ciò la rendeva intrepida, le metteva le ali ai piedi avanti e indietro dal Ponte Nuovo, quando per ragioni di prudenza le venne consigliato di non guidare più l’auto.
Quanta assistenza materiale agli indigenti, alla massa dei poveri dimenticati là dentro… Francobolli, pile, buste, biro… Tutta la sua pensione di insegnante finiva lì, presumo.
E se poi un detenuto veniva trasferito, lei lo raggiungeva per via epistolare in qualunque carcere d’Italia. Chi usciva per fine pena passava a trovarla. Quante mamme, mogli, fidanzate, sorelle, figli sono state rincuorate dalle sue telefonate, dalle sue consolazioni; parole di conforto e quant’altro mai sapremo.
E quanti avvocati hanno ricevuto invece telefonate di sprono, di sollecitazioni a prendersi cura del detenuto dimenticato; a svolgere la difesa in maniera giusta e completa, anche se non vedevano arrivare dall’assistito le remunerazioni attese per situazioni di povertà.
Quando nacque la nostra associazione Ariaperta, oltre 30 anni fa, suor Caterina poteva scegliere di optare per l’altra associazione che stava anche per nascere, diocesana, di ispirazione cristiana. E invece optò per noi, laici, non confessionali, con alcuni provenienti da esperienze personali e politiche diametralmente opposte. Noi siamo stati la sua perla preziosa. Non sappiamo ancora oggi perché lo fece, ma fu per noi un grande insegnamento di laicità e una grande fortuna averla al nostro fianco.
E infine grazie, suor Caterina! Sono tanti i detenuti o ex detenuti che in questi due giorni ci hanno attestato la loro gratitudine per te, dovunque siano oggi: tutti quelli che hai assistito sono idealmente qui accanto a noi e ti restituiscono, come sanno, il loro conforto».
