Sono suor Rosane Corrêa Teixeira, brasiliana. Desidero descrivere la mia esperienza di missione vissuta nella Congregazione a Cuneo, dove ho sostato 3 mesi, dal 12 agosto al 3 novembre 2025.
In modo speciale, ho offerto il mio servizio alle suore anziane e ammalate nell’Infermeria della Casa Madre e nella comunità di S. Giuseppe agli Angeli. Ho toccato con mano che il tempo di Dio non è il nostro tempo. Nei primi giorni, infatti, mi è stato chiesto: «Non ti piacerebbe vivere qui, a Cuneo?». In quel momento la risposta è stata immediata: «No!». Ma poi il Signore mi ha lavorata dentro. Ho visto quanto le nostre sorelle ammalate pregano per tutte le realtà: la diminuzione delle vocazioni nella Chiesa, le suore che invecchiano, la situazione economica… Tutte situazioni che, con la grazia di Dio, mi hanno aiutata a ripensare. In me è iniziato a crescere il desiderio di vivere questo quotidiano.
Alcune frasi bibliche mi sono state compagne fin dal primo momento, quando ho accettato di venire in Italia. “Tutto è grazia”. “Tutto posso in Colui che mi dona forza”. Arrivare all’aeroporto di Torino, trovare suor Anna Martini e madre Lucia Gallo, venute a prendermi, mi ha dato la sensazione di essere abbracciata da tutta la Congregazione. Una felicità profonda mi ha abitata.
Nello scorrere dei giorni, sono stata conquistata e accarezzata da mani invecchiate dal tempo, da occhi che parlano, da sorrisi che commuovono l’anima e mi sono sentita parte di tutto. In un primo tempo è prevalsa maggiormente l’osservazione, un conoscere e un farmi conoscere. Poi, ho iniziato a collaborare con semplici attività ricreative e di stimolo motorio; nella cura delle sorelle ammalate; nelle ore dei pasti. Insieme a questi gesti ho ascoltato le loro storie; mi sono fatta vicina e ho cercato di cogliere che cosa poteva aiutare di più ognuna a vivere con serenità il peso della malattia e dell’immobilità. Ho anche rispolverato il gioco della dama e la consorella con cui giocavo mi vinceva sempre.
Porto in cuore l’esperienza della morte di alcune suore. Questo mi ha molto toccata, perché ho rivissuto la morte dei miei cari. Entrare nella stanza della sorella, stare vicino nel momento del passaggio alla vita eterna, raccogliere le ultime due lacrime mi ha fatto pensare che quando un bimbo nasce piange. Così la morte porta con sé il segno dell’amore e ci fa capire che siamo di Dio, c’è un nuovo inizio in Dio. Davvero la nostra vita è un soffio.
Un altro momento che mi ha toccata è il giorno del mio compleanno vissuto in Italia. Ricevere dei girasoli, mi ha fatto pensare che siamo come questo fiore: un seme che cresce e si gira verso il sole. Così noi, se ci giriamo verso il Signore, possiamo essere la bellezza di Dio nel luogo dove siamo.
Sento che la diversità della lingua è stato un limite, ma non mi sono lasciata bloccare. Ho cercato di essere disponibile per imparare, per capire e farmi capire.
Di tutto ciò che ho ricevuto sono grata e tutto “custodisco” nel mio cuore. Riconosco che questa parentesi di servizio è stata per me un nuovo Kairòs. Un tempo opportuno, che dà senso alla missione che il Signore mi affida e che mi assumo. Nella fede viva in Gesù Cristo, continuo il mio cammino, con piena fiducia che tutto posso in Colui che mi dà forza.
Lascio una parola a tutte voi care consorelle inferme: «Siate contente per tutto quanto ricevete. Infatti, penso che in un altro luogo, fosse anche nella vostra famiglia naturale, non ricevereste tante cure!».
Obrigada! Grazie!
A te, carissima suor Rosane, il nostro sentito grazie per la tua presenza serena e colma di tenerezza, nello stile di padre Médaille! Il Signore ti ricompensi del bene compiuto tra noi e accompagni il tuo nuovo cammino. Le distanze geografiche e culturali sono colmate dalla certezza che nella Chiesa “Tutti siamo uno in Cristo Gesù”.
